Riflettevo in questo periodo su quanto il rapporto con gli altri animali sia importante per gli esseri umani. Il mio pensiero si è soffermato su quanto sta accadendo in questi ultimi anni, su come la società occidentale sia cambiata in merito ai rapporti tra esseri umani e tra esseri umani e Mondo.Ho come l’impressione (e in parte la cosa riguarda anche me, naturalmente) che vi sia stato un progressivo scollamento tra persone e persone e tra persone e mondo circostante, che queste cose siano sempre più mediate da un qualche aggeggio tecnologico. Ovviamente un’accelerazione è avvenuta con l’introduzione sul mercato di larga scala degli SmartPhone (per chi vuole approfondire la storia: https://it.wikipedia.org/wiki/Smartphone) che sono via via divenuti sempre più presenti e – inevitabilmente – indispensabili. Questi device hanno una continua evoluzione e divengono sempre più performanti, seducenti, e a loro si demandano sempre più funzioni, anche e soprattutto per quanto riguarda l’interazione con altre persone. Probabilmente si comunica molto di più attraverso SMS, Twit, Post, eccetera che vis-à-vis.

Stiamo perdendo forse l’abitudine consolidata da migliaia di anni di parlarci guardandoci in faccia?

Che conseguenze potrebbe avere questo sulle nostre facoltà cognitive, comunicative, sulla nostra empatia? Non sono uno psicologo, ma credo che forse valga la pena rifletterci sopra perché, forse, gli effetti negativi, legati a queste nuove abitudini, sono già constatabili. In fondo parlare con qualcuno non significa solo e soltanto far passare un messaggio fatto di sterili informazioni, parlare non vuol dire solo parlare, ma anche leggere le espressioni del volto, ascoltare il tono della voce, la frequenza delle parole, la prossemica, insomma c’è molto più di para-verbale che di verbale in un dialogo tra persone. Parlare significa anche passare da uno stato emozionale all’altro mentre si è coinvolti in un’interazione empatica. Ma quando tra i due interlocutori c’è un filtro tecnologico quello che resta è solo la parola scritta (con “solo” non intendo affatto denigrare la scrittura come arte comunicativa, anzi, ma in questo caso si sta parlando di interazione tra individui nel qui e ora), tutto il resto viene eliminato, anche se si tratta di una video-comunicazione, le cose non cambiano di molto.

Facciamo un passo indietro per un istante. Tra me e mio padre ci sono 29 anni di differenza. Mio padre ha sviluppato una certa abilità nel fare calcoli matematici a mente; quando lui era piccolo non esistevano le calcolatrici elettroniche. Io sono nato in un mondo che invece le calcolatrici elettroniche le aveva ed erano accessibili a tutti. La necessità di sviluppare capacità di calcolo mentale non era certamente così pressante come ai tempi di mio padre. Ed è stato sempre peggio – almeno per quanto mi riguarda. In sostanza tutti quei neuroni e sinapsi organizzati in complessi schemi che avevano quelle funzioni sono stati cancellati e rimpiazzati da una calcolatrice e, con il tempo, le mie capacità di fare operazioni mentali matematiche è peggiorata rendendomi sempre più necessaria la “verifica” con una calcolatrice (che ovviamente ho nel mio SmatPhone). In sostanza

Ho barattato miei neuroni con un oggetto di pochi soldi…

In fondo la tecnologia è anche questo, scaricare il nostro cervello da incombenze, ne traiamo una sensazione di comodità, ci sentiamo alleviati da una fatica. Io, se non avessi il mio calendario digitale, con tutti gli appuntamenti registrati, sarebbe un disastro. Prima avevo un’agenda cartacea sulla quale scrivevo a mano con una penna (non ho mai avuto un/a segretario/a che mi ricordasse gli appuntamenti), ma, forse, la cosa più eclatante è lo scarico di memoria che riguarda i numeri telefonici. Prima ne ricordavo circa una decina, quelli più importanti, che usavo spesso. Alcuni di questi li ricordo ancora a trent’anni di distanza. Oggi so solo il numero del mio smartphone (faccio ormai fatica a chiamarlo “cellulare”), cosa utile esclusivamente per poterlo comunicare a chi me lo chiede, soprattutto per motivi di lavoro. Quindi, è una memoria inutile per me, se non per quell’unica funzione:

Se perdo il mio smartphone non posso chiamare nessuno!

Insomma, è chiaro che più funzioni demandiamo alla tecnologia più competenze perdiamo, semplicemente perché ciò che non viene allenato – e quindi che è utile – la natura lo cancella.

Quindi: Cosa viene cancellato quando smettiamo di comunicare direttamente con un altro essere umano? O addirittura, cosa non si sviluppa per nulla se non l’abbiamo mai fatto? Ecco che arrivo a pensare al rapporto con i miei cani. Un rapporto privo di intermediari, diretto, senza troppi fronzoli.

Penso allo stare con i miei cani anche come fosse una vera e propria palestra per non perdere le doti empatiche sviluppate in passato.

Ma verso cosa stiamo andando? La virtualità di una comunicazione per lo più svolta attraverso i Social Networks e i servizi di posta elettronica è il massimo livello di scollamento raggiungibile tra individui o ci sarà presto dell’altro? Non so, ma certamente il prossimo passo – già presente e accessibile – è la VR e la RA, ossia la Realtà Virtuale immersiva e la Realtà Aumentata. Estremamente seducenti! Saranno prestissimo alla portata di tutti e, proprio come gli Smatphone, diventeranno cose delle quali difficilmente potremo fare a meno sia nel lavoro che nella vita quotidiana, su tutti i fronti. Senza scampo!

Ecco che ora mi chiedo, fra dieci anni, vent’anni da adesso, che rapporto ci sarà tra l’essere umano e il mondo che lo circonda? Che rapporto cisarà tra individui? Se non sarà il mio cane che, mentre sono comodamente adagiato in un bacello termoregolato, immerso in una realtà altra, che mi poggerà in grembo una pallina da tennis risvegliandomi da quel mondo onirico (che a me sembrerà sempre più reale), per invitarmi ad uscire all’aria aperta per giocare, per fare due passi nel mondo.Se non sarà lui a farlo, chi lo farà?

Riuscirò a farlo da solo, o sarà come oggi è per me fare i calcoli a mente?

Ma forse mi sbaglio.Al posto del mio cane ci sarà una App. (e già ce ne sono) che mi dirà a che ora e per quanto tempo devo passeggiare, ma probabilmente tutto ciò avverrà su un tapis roulant high-tec, capace di simulare la brezza e il canto degli uccelli tra gli alberi di un bosco (anche quando i boschi non dovessero esistere più).

Chiuso nel mio cubicolo, solo, ma connesso con tutto il mondo virtuale, che uomo sarò?

 

Che uomo sarò quando non ci sarà più un cane a ricordarmelo?

 

I cani possono essere la nostra palestra di empatia, possono aiutarci a mantenere il contatto con la realtà.

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