Ci sono dei giorni, anzi, dei periodi in cui uno scende lentamente ma inesorabilmente in uno stato di sconforto e depressione. Tutto sembra inutile, privo di significato; si perde interesse per ogni cosa. Si «cala» ora dopo ora, giorno dopo giorno, e tutto sembra voler avvalorare questa discesa… Solo qualche piccola occhiata priva di speranza verso la superficie che si allontana…
Poi accade un evento, magari piccolo, che accende una luce, un lumino, là, in fondo, e tutto, d’improvviso, riemerge. Un piccolo bagliore di qualcosa di bello che “forse” potrà accadere, forse, nulla di certo, nulla di concreto, solo un piccolo lume distante.
Alle volte basta quello, soprattutto se viene da fuori, non da dentro; il Mondo bussa di nuovo alle porte e tu scatti per andare a vedere chi c’è con la speranza nel cuore, disposto a correre ancora una volta il rischio dell’illusione e della disillusione. È infantile questo atteggiamento?
Forse.
Ma la reazione non è scontata. Quando rimarrò seduto nella penombra nonostante qualcuno bussi nuovamente alle porte, allora saprò che guardare verso l’alto non servirà a nulla, sarà meglio cominciare a nuotare verso il fondo nero, verso l’abisso, perché la pena sarà insostenibile e l’unico moto possibile dorvà essere volto a diminuire il tempo – infinito – dell’agonia.
Ma quel giorno non è oggi.
Ma oggi è apparso un piccolo lume.
Ma oggi voglio credere ancora una volta.
Oggi è un buon giorno per guardare in alto, anche se piove…