Come ci si forma l’opinione in merito a qualcosa?
Da dove arrivano le emozioni che proviamo quando sentiamo parlare di qualcosa che ci interessa?
Perché pensiamo quello che pensiamo di un certo argomento e cosa ci fa provare il parlarne?
Penso ci siano sostanzialmente due strade per la genesi di un’opinione su qualcosa che non si conosce: l’esperienza diretta e l’esperienza riferita.
Diciamo che io incontri una persona per la prima volta, una persona totalmente sconosciuta, di cui non ho nemmeno mai sentito parlare, che non ha particolari titoli e nessun ruolo specifico, almeno per quanto ne so al momento dell’incontro.
Che opinione avrò di questa persona e su cosa si baserà?
Cominciamo con il dire che potrebbero influenzarmi diversi fattori, come per esempio il contesto in cui la incontro, il suo aspetto, che potrebbe “a pelle” evocare in me determinati stati emozionali legati ad esperienze pregresse (per esempio legate al suo stile d’abbigliamento, alla cura del sé che palesa, i simboli che eventualmente indossa, eccetera), l’etnia d’appartenenza, al suo stato emotivo in quel momento, il suo atteggiamento generale. E tutto ciò ancor prima di averci scambiato una sola parola o anche prima dell’aver incrociato gli sguardi. La maggior parte di questi fattori possono avere un peso e derivano dalla persona che sono io, non che è lui. Sono le «proiezioni» che faccio su questa persona che possono a priori orientare il mio atteggiamento nei suoi confronti e quindi veicolare ciò che avverrà nell’incontro.
Poi ci sarà quello che ci diremo nell’incontro. Le sue opinioni, il suo atteggiamento in merito al soggetto del nostro discorso, la sua capacità di interessarmi o meno al tema centrale, il modo in cui comunica, la lingua che utilizza, l’accento che ha, il linguaggio para-verbale e non-verbale, come per esempio la sua prossemica (più o meno invasivo, ovviamente secondo i miei parametri), eccetera.
La durata dell’incontro avrà un certo peso affinché io mi faccia un’opinione più o meno articolata del tale Pinco Pallino, anche se la fantomatica «Prima impressione» avrà un peso enorme, e tutto il tempo che seguirà potrebbe servirmi anche solo per confermare o cambiare quella e solo marginalmente per avere uno scambio effettivamente costruttivo.
La maggior parte di questi fattori sono perciò influenzati da caratteristiche mie, dalla mia apertura mentale, dalla mia disposizione in quel momento, dalle mie opinioni pregresse, che saranno tanto più “forti” quanto più legate a stati emotivi profondi; in tutto ciò l’altro non c’entra per nulla.
Ora ci si potrebbe chiedere da dove arrivano e come si sono formate le mie esperienze pregresse all’incontro con il signor/a “X”: la mia famiglia, la musica che ascolto, i libri che ho letto, i film che amo, la televisione che guardo, le esperienze dirette e riferite che ho fatto… Insomma, una storia di vita intera che si declina in ogni istante della nostra esistenza.
Ammettiamo che io non l’abbia mai incontrato il signor “X”, ma che l’abbia incontrato qualcun altro che condivide con me la sua esperienza dell’incontro: esperienza riferita.
Quanto potrò essere influenzato dall’opinione di questo mio conoscente?
Anche qui ci sono un’enormità di fattori che entrano in gioco.
Nella genesi di una opinione su un’esperienza riferita conta molto attraverso quale “media” acquisisco informazioni su un fatto (nel nostro caso sul signor “X”), ovviamente sarò più disposto a lasciarmi influenzare dalle parole di una persona amica, magari un parente stretto, che da un pezzetto di carta straccia trovato per strada su cui sono scribacchiate delle considerazioni su “X”.
Perciò possiamo parlare di «accreditamento» della fonte.
Quando sento parlare mio padre, per esempio, di una data cosa che io non conosco, sono portato a dargli credito, ma considerando sempre ciò che io conosco di lui: conosco in linea di massima le sue opinioni su cose simili, ho esperienza in merito al suo atteggiamento riguardo certi argomenti, conosco le sue esperienze pregresse (o meglio, penso di sapere quanto c’è da sapere su questo), insomma ho la possibilità di attuare dei filtri alla sua opinione in merito, poniamo, al signor “X”, e questo mi darà la possibilità di cominciare a costruirmi una certa idea: ma quanto sarà realistica? Il punto è che l’effetto della conversazione con mio padre mi disporrà in un modo piuttosto che in un altro in merito all’argomento e questo potrebbe avere un effetto molto importante quando mi dovesse realmente capitare di incontrare, per esempio, il fantomatico signor “X”.
Ci sono ovviamente moltissimi “tramiti” attraverso i quali ci costruiamo idee e opinioni, anche se non ne siamo sempre consci. Alle volte possiamo scoprire di provare un certo stato emotivo in relazione ad un argoemnto sul quale non ricordiamo nemmeno di aver speso del tempo a rifletterci, ciononostante questo suscita in noi un rilevante stato emotivo che incanala e dirige il nostro atteggiamento in merito: una gran quantità di “opinioni” sono mediate dalla televisione, dai telegiornali per esempio, ai quali attribuiamo un sottofondo di onestà e di imparzialità nel riferirci i fatti del mondo. Anche se spesso abbiamo fatto esperienza – anch’essa riferita – di smentite, false notizie o accurati pilotaggi dell’informazione. Le cose cambiano un pochino quando si è direttamente coinvolti nella “falsa”, o falsata, notizia.
Il punto in questi casi non è tanto ciò che sappiamo, ma ciò che comunque proviamo.
Le nostre emozioni sono enormemente più pressanti delle nostre conoscenze. Per esempio, una persona afflitta dalla fobia del buio (faccio un esempio un po’ estremo per chiarezza) è assolutamente conscia del fatto che quello che c’era nella stanza quando la luce era accesa non cambia qualora la luce si spenga, quindi se non era in pericolo prima non avrebbe ragione di aver paura una volta che nella stanza calasse il buio totale. Lo sa, ma quello che prova è diverso e, a parole, sarà molto difficile sciolgere il suo panico in merito al buio (acluofobia: paura dell’oscurità).
Siamo animali sociali e preda delle nostre emozioni, fatti che dipendono dalla storia evoluzionistica della nostra specie, caratteristiche delle quali non ci possiamo liberare e che si sono costituite superando il vaglio dei millenni, attraverso sfide e scacchi che abbiamo incontrato sul nostro cammino e che si sono meritati tutti gli onori. (Mi chiedo, a questo punto, che senso possano avere frasi come: Sono “libero” di scegliere, oppure; Ognuno è “libero” di farsi l’opinione che vuole!)
[to be continue…]
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