Finis Tere, la fine del mondo, Bretagna.
In lontananza il faro, si erge sopra l’orizzonte come un dito puntato al cielo, lì da chissà quanto tempo. Noi sulla spiaggia ai piedi della scogliera: i cani scorrazzano dentro e fuori dalla risacca mentre la Mallory esplora tutt’intorno trotterellando. E’ quasi l’ora dello spettacolo.
Compaiono sdraio e coperte sulla cima delle scogliere e in silenzio si raduna un piccolo gruppo di persone, raccolte in un atteggiamento che ha del religioso. L’orizzonte si arrossa.
Imbraccio la macchina fotografica e scelgo l’inquadratura. Perdo di vista per meno di due minuti la mia vecchietta che trotterellava lì intorno, su quella spiaggia infinita.
Scatto delle foto ad un tramonto da togliere il fiato, bello da giustificare tutti i mali del mondo.
“Dov’è andata la Mallory?” mi dice poi Samantha mentre all’orizzonte Kaos e Brugal si rincorrono contendendosi delle alghe. Mi guardo intorno e chiamo: “Mallory! Dove sei andata?”
Ha quindici anni e l’udito non è più quello di una volta, penso. Mi muovo per cercarla, e la chiamo comunque. Non ci sono molti posti dove potrebbe essere andata senza che la possa vedere. Fatta eccezione per un agglomerato di scogli che sporgono morbidi dalla spiaggia e si alzano per un paio di metri. “Mal!” chiamo incamminandomi verso quelli.
Svolto l’angolo. Un falò, sette, otto ragazzi con chitarra e tutto il resto seduti intorno al fuoco nella sabbia scura. Alcuni tengono un piatto di plastica e lei è seduta nel cerchio con loro, come se li conoscesse da sempre e loro con lei, come se la conoscessero da sempre. Una ragazza divideva parte del suo piatto con lei e il tempo, seppur per un istante, mi parve fermarsi. E così è ancora adesso nella mia memoria. Lei, tanto discreta ed educata per indole, facile all’amicizia con le persone, accettata come anima del mondo fattasi cane tra quegli spiriti liberi, lì, alla fine del mondo, alla fine di un giorno che lasciava in uno spettacolare tramonto il posto alle stelle del firmamento. Si volta e mi guarda, sembra dirmi: “Ehi, Lù, guarda chi ho incontrato. Vieni a sederti qui, ci vogliono bene qui. Ci vogliono bene.”
Resto ad osservare e non ho la forza di scattare una foto. Non posso distogliere lo sguardo da quella scena. La imprimo nella memoria, mentre il Sole sparisce nel viola e rosso oltre la linea scura dell’Oceano, lasciando il campo, con onore, ai sogni e alle memorie dell’uomo.
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